mercoledì 24 dicembre 2008
Buoni?
lunedì 22 dicembre 2008
Grazie, Raimondo
domenica 21 dicembre 2008
Arte liberista
Una piccola segnalazione per un grande artista: Romi Osti. Vogliate gradire questo link.
venerdì 19 dicembre 2008
Premio Dardos
Imperiaparla, blog radicato sul territorio ma che ama guardare anche oltre, mi onora del Premio Dardos, destinato a chi “dimostra impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali”. Lo ringrazio, e ringrazio anche l'amico Gian Edgardo che me l'ha segnalato proprio la settimana scorsa in Liguria.
Il regolamento del premio è il seguente:
1. accettare e comunicare il regolamento visualizzando il logo del premio
2. linkare i blog che ti hanno premiato
3. premiare altri 15 blog meritevoli avvisandoli del premio.
Accetto con piacere e a mia volta premio i 15 blog che ritengo meritevoli:
Luigi Crespi, Pierluigi Diaco, Filippo Facci, Marco Camisani Calzolari, Daw, Cav. Stacchia, Snow Crash, Giornalettismo, Stop drug - No alla droga, Marione Adinolfi, Camillo, Ne quid nimis, Berlicche, Kattoliko, Danton.
mercoledì 17 dicembre 2008
Questione morale
Sinistri monologhi
C'è un personaggio capace d'incarnare da solo la crisi dello sgangheratissimo popolo della sinistra organizzata, quella che ormai non sa più a cosa aggrapparsi per restare a galla. "Walter Veltroni? Renato Curcio? Rick Astley? Gino Strada?" direte voi. No, ragazzi, avete sbagliato. Si chiama Paolini. Se il nome non vi dice nulla provate a pensare a quell'esagitato che cerca visibilità aggredendo alle spalle gli inviati dei telegiornali moderati: col parruccone nero in testa e un cartello pieno di sconcezze in mano (insulti e accuse - perlopiù irriferibili - a personalità quasi sempre meritevoli di stima) riesce spesso a raggiungere i microfoni e ottenere quello spazio che gli è riconosciuto solo nella statalmente assistita TeleKabul – intoccabile cattedrale allo spreco di danaro pubblico benedetta da sindacati e poteri forti.
In quel tempio dedicato alla noia i suoi show possono durare anche delle ore. Senza contradditorio alcuno, come è nella tradizione staliniana. Veri e propri monologhi che diventano l'occasione per fare a pezzi i fiori all'occhiello del nostro paese. Ecco la tragedia del Vajont trasformarsi in un pretesto per demonizzare in un colpo solo quelle grandi opere che tanto servono al nostro sistema e il laborioso popolo del nord-est - irriso da Paolini con un improvvisato quanto approssimativo accento veneto. In un altro se la prende con la nostra compagnia di bandiera alludendo ai soliti complotti massonico-pluto-giudaici (avallati dai perfidi Stati Uniti d'America pre-Obama, of course). La solita storia trita e ritrita, insomma. C'è ancora qualcuno che desidera sapere cosa sia successo a Ustica il 27 giugno 1980? La risposta è: no. Chi deve far funzionare la locomotiva Italia non ha tempo di voltarsi indietro - per scoprire cosa, poi? Parolaio irriducibile, professionista del nulla; Paolini canta il mito dell'operaio buono, le eroiche gesta del Sergente bolscevico che sconfigge i cattivissimi fascisti tra le nevi ucraine e quel mito dell'Italia che non c'è più (per fortuna, aggiungiamo noi) che è il core business del PD-DS-PDS-PCI: ma lo spazio garantitogli dalle camarille del teatro più irregimentato evidentemente non gli basta, così lo vediamo sulle reti libere lanciare anticoncezionali e inneggiare alla sessualità sfrenata da perfetto reduce sessantottino, impedendo il lavoro di qualche povero corrispondente Rai o Mediaset troppo intimidito per rispondergli come fece dieci anni or sono il compianto Paolo Lotar Frajese a Parigi: con un calcio simile a quelli che alle ultime elezioni gli italiani hanno dato alla partitocrazia che ha sempre protetto questi guitti dalla protesta facile, cancellando definitivamente la sinistra dal Parlamento e dalla Storia. E ora a lavorare!
[Originariamente pubblicato su Giornalettismo il 1 - 12 - 2008]domenica 14 dicembre 2008
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Sondaggi
mercoledì 10 dicembre 2008
martedì 9 dicembre 2008
Dove eravamo rimasti?
Valeva proprio la pena di fare una gita al mare. Per rivedere Pierenrico, Gigi, Flavio Junio, Ottone. E poi lui, il solito incorreggibile toscanaccio, uno di quei conservatori romantici di cui s'è perso lo stampo - dioboia. Grazie, Licio.
lunedì 1 dicembre 2008
venerdì 28 novembre 2008
Professionisti della democrazia
I professionisti della bontà hanno usato la genetica, con Gigi Cavalli-Sforza (Geni, popoli e lingue, Adelphi, Milano 1996), per spiegarci che il razzismo non ha ragione d'essere giacché la razza umana è una sola. Prima ancora ci avevano insegnato a diffidare di quel talento nazionale che fu Cesare Lombroso, criminologo scomodo e controcorrente. Ma alla predica non corrispondono sempre le azioni, e ogni regola ha la sua eccezione: la colpa mafiosa, guarda un po', è invece scritta nel dna e si tramanda di padre in figlio. E non venga in mente all'accusato di difendersi con "la parola, lo scritto e ogni altro mezzo", per lui lo sputtanatissimo articolo 21 - sì quello che dà il nome a molto progressiste associazioni e in nome del quale spesso si difendono i privilegi della solita compagnia di giro – non ha alcuna validità.
La venerazione del sacro totem costituzionale si è interrotta in occasione della dignitosissima lettera spedita da Vincenzo Santapaola al quotidiano La Sicilia, pubblicata giovedì 9 ottobre a pag. 37. Enzuccio, figlio del più celebre Nitto, è stato arrestato l'ultima volta il 3 dicembre 2007 durante l'operazione Plutone ad opera della Dia, che rastrellò una settantina di molto presunti mafiosi accusati di associazione mafiosa, estorsioni, rapine e traffico di sostanze stupefacenti (e chi più ne ha più ne metta – verrebbe quasi da commentare); ma era dal '92 che la cosidetta giustizia gli teneva il fiato sul collo, riuscendo spesso a portarlo dietro le sbarre.
Per fortuna, se non un giudice a Berlino, c'è almeno un giornale a Catania. Iddio ci conservi l'illuminato Mario Ciancio Sanfilippo, editore e direttore de La Sicilia, già organo del Partito liberale siciliano, inno al garantismo di scuola meridionale, quello per cui il momento magico, quasi religioso, della giustizia è l'assoluzione, non il tintinnio delle manette. In quell'oasi di libertà Santapaola ha potuto esprimere la propria rabbia, con il giusto rilievo tipografico, senza tagli né inutili commenti a orpellare l'urlo. "Mi trovo indagato perché nel corso di alcuni colloqui, intercettati nel carcere di Catania, un detenuto parla di un tale «Enzuccio» (che l'Autorità giudiziaria ha ritenuto essere la mia persona) e raccomanda a un congiunto di prendere contatto con lui (incidentalmente osservo che, anche a concedere che i due parlino di me, tale incontro, come provato in atti, non è mai avvenuto)".[…]"Ebbene, purtroppo debbo constatare che il nome che porto è per me (come per mio fratello Francesco) una continua fonte di guai, a causa di persone, che, anche senza conoscermi, anzi nella quasi totalità senza conoscermi, usano e abusano del mio nome e di quello della mia famiglia. E ciò avviene quotidianamente in questa città, che non riesce a dimenticare pagine di cronaca e di storia ormai lontane e chiuse".
Apriti Cielo (d'Alcamo). Repubblica che si scandalizza. Professionisti dell'antimafia che sollecitano un'indagine per capire come un detenuto al 41 bis possa mandare lettere a giornali. E Gramsci che si rivolta nella tomba: si sforzino almeno di cambiare il nome dei loro gruppetti antropologicamente superiori se arrestare la marea giustizialista che ha inondato la sinistra da qualche anno gli risulta tanto difficile. É lecito chiedersi dove sarebbero andati a finire i Quaderni dal carcere con i manettari della sinistra pacifinta al potere. Tutto ciò in attesa di un referendum con marchio grillino che garantisca l'esercizio della libertà di parola solo ad anchorman moralisti con programmi sul secondo o terzo canale Rai, guitti finanziati col denaro pubblico per aizzare la plebe contro il nemico di turno o blogger miliardari.
[Originariamente pubblicato su Giornalettismo il 5 - 11 - 2008]
giovedì 27 novembre 2008
C'è un giudice a Como?
mercoledì 5 novembre 2008
Bavaglio democratico
sabato 1 novembre 2008
giovedì 30 ottobre 2008
mercoledì 29 ottobre 2008
lunedì 27 ottobre 2008
"No politica"
"Qui non si parla di politica": il cartello era affisso in molti bar e locali pubblici, chi faceva intrapresa nel settore ristorazione all'alba del New Deal Mussoliniano potrà confermarvelo. Dall'altra parte dell'Atlantico un altro socialista, Roosevelt, tentava strade analoghe alle nostre per uscire dalla Grande Depressione: il parallelo terminerà con la Costituzione collettivista del '48; mentre l'Italia vira ancor più a sinistra, Eisenhower orchestra il rinascimento americano. Ma questa è un'altra storia. Quello che ci preme ricordare è il clima di profonda dedizione al lavoro che quel cartello simboleggia: un paese che ha il dovere morale di risollevarsi e diventare grande non può permettersi di arenarsi nelle secche dell'ideologia. Al riparo da quelle chiacchiere che avveleneranno l'Europa dagli anni sessanta in poi, una generazione è cresciuta senza porsi inutili domande, pensando a procurare il pane per sé e la propria famiglia. Non si parlava di politica, come non si bestemmiava né si sputava per terra – per citare altri celebri cartelli – nei confortevoli bar tra le due guerre. Proprio quel clima ci è balzato in mente seguendo in tv l'incontro di football Italia – Montenegro. Come ha puntualmente fatto notare il cronista, sugli spalti è apparso uno striscione che recitava "NO POLITICA". Tutti dovranno riconoscere che quella dei supporter azzurri è una bella lezione liberale, una cristallina dichiarazione di pragmatismo . Uno splendido segnale, chiaro e diretto, senza inutili e ambigui giri di parole o pretese intellettuali, i cui significati vanno anche oltre la semplice risposta a coloro che hanno strumentalizzato e demonizzato i tifosi che durante Bulgaria - Italia, nel bene o nel male, hanno tentato di difendere l'onore della Patria: la dimostrazione che le scorie del '68 sono alle spalle e possiamo, pur tra mille problemi, guardare al futuro come lo si faceva settant'anni fa. Negli stessi giorni il commissario tecnico della nazionale Marcello Lippi diceva un no chiaro e inequivocabile alle sirene del progressismo buonista. "Ho detto ieri a Moni Ovadia che avrei partecipato a un dvd didattico per le scuole contro il razzismo in genere, non contro il nazismo: lui invece ha riferito che avrei dovuto interpretare letture di Primo Levi sulla Shoah o qualcosa di simile. In quaranta anni di carriera non ho mai preso posizione politicamente e non intendo farlo ora, il video io lo intendo in chiave antirazzista e basta". Anche solo dieci o vent'anni fa un rifiuto del genere sarebbe stato impensabile. La stampa demogratiga avrebbe fatto pesare la propria (im)moral suasion e il malcapitato avrebbe dovuto inchinarsi al dogma ebraico-torinese. C'è voluto un bel coraggio da parte del principale artefice della vittoria ai Mondiali di Germania 2006 per tirarsi fuori dall'ennesima trappola ordita dai professionisti dell'indignazione organizzata. Sapeva dove si sarebbe andati a parare: le solite storie trite e ritrite, con il solito punto di vista; ma perché, viene da chiedersi, accanto alla versione di Primo Levi non è mai possibile affiancare quella di un Pietrangelo Buttafuoco o un Marcello Veneziani? L'ostracismo verso certe culture è ancora forte, è evidente. I pacifinti pretendono l'omologazione di campioni nazionali come Lippi per avere pedine da muovere nel gioco della lottizzazione selvaggia: intruppare un allenatore di tale rango avrebbe rappresentato un trofeo non da poco in occasione dell'ennesimo teatrino della memoria finanziato con danaro pubblico. Meglio così. Dai tempi di Vittorio Pozzo (allenatore della nazionale di Beppe Meazza detto il Balilla, che vinse in casa nel '34 e in Francia, sotto i fischi degli antitaliani, quattro anni dopo) a quelli di Marcello Lippi la ricetta per vincere i mondiali resta uguale: tanto duro lavoro e pochi spettacoli. E allora sì che i risultati arrivano. PO POPO PO PO POOOOO!
[Originariamente pubblicato su Giornalettismo il 21-10-2008]
mercoledì 22 ottobre 2008
martedì 21 ottobre 2008
"No politica"
lunedì 20 ottobre 2008
Polito is the new Saviano
Avrà vita dura il nuovo Rifo. Ma la partenza è col botto: affilatissimo editoriale di Pansa, intervista bomba a Camillo Ruini (alla faccia dei laicisti militanti), il brillante Giuliano Da Empoli e l'intelligente Guia Soncini. L'incazzatissimo foglio arancione darà filo da torcere ai potentati della sinistra massimalista e pacifinta.
sabato 18 ottobre 2008
L'arte di arrangiarsi
venerdì 17 ottobre 2008
Épater les bobos
mercoledì 15 ottobre 2008
martedì 14 ottobre 2008
Una modesta proposta
lunedì 13 ottobre 2008
Ci sarà un giudice a Berlino?
«Non è affatto vero che sia una norma ad personam per me, così come non lo era quella che ha riconosciuto il diritto alla riammissione in servizio dei dipendenti pubblici vittime di errori giudiziari, che è stata solo l'attuazione, dopo la bellezza di 55 anni, di un principio costituzionale». Corrado Carnevale, 78 anni, presidente di sezione in Cassazione, noto anche come il giudice "ammazzasentenze" e a lungo in contrasto con Giovanni Falcone, respinge con sdegno la tesi - sostenuta in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica - che sia stata fatta apposta per lui la norma approvata dal Senato con il via libera del governo (e ora al vaglio della Camera) che cancella la disposizione che impedisce ai magistrati di ricoprire incarichi di vertice se hanno superato i 75 anni. (fonte: Il Messaggero.it)
sabato 11 ottobre 2008
Ciao Jörg
Come in un film di Godard: solo in una macchina che corre per le autostrade, te ne sei andato. Addio anarchico conservatore, austroungarico amico del Veneto, cristiano secolarizzato, anticomunista integerrimo. Ci sarà tempo per far luce sulla reale dinamica dell'evento (Haider era tanto prudente nella guida quanto detestato dalla finanza marx-sionista). Ora è il momento del dolore.
venerdì 10 ottobre 2008
A cercar la bella morte
giovedì 9 ottobre 2008
Vol à la portière
martedì 7 ottobre 2008
venerdì 3 ottobre 2008
Il matrimonio di Lorna
mercoledì 1 ottobre 2008
La solitudine del Riformista
Festeggiamo e facciamo i nostri migliori auguri alla nuova versione del Riformista, in edicola tra poche settimane come ci informa il counter sulla homepage. L'arguto quotidiano fondato da Antonio Polito compie ormai sei anni ed è giusto rendere onore a un avversario implacabile però leale: i modelli di riferimento erano e rimangono lontani dai nostri, il marxismo si fa ancora sentire, ma il piccolo e combattivo foglio arancione rappresenta la sola sinistra con cui è possibile dialogare, l'unica parte di opposizione con la quale il confronto è produttivo. In sei anni di esistenza una salutare spina nel fianco, un pungolo continuo, spesso insidioso, per un centrodestra - tocca ammetterlo - non sempre all'altezza della situazione. Lunga vita al Riformista allora, alla sua satira urticante, alle sue analisi solide e spietate: ha dimostrato che si può essere laici senza essere laicisti, compassionevoli senza essere pacifinti e critici senza impugnare la p38. Scusate se è poco.
lunedì 29 settembre 2008
Starve the cat
venerdì 26 settembre 2008
giovedì 25 settembre 2008
I professionisti dell'anticamorra
mercoledì 24 settembre 2008
Non siamo mica in Combonia

Un eroe borghese
«Egregi signori credo di aver dimostrato in questo ultimo periodo tutta la disponibilità, non ultima anche quella di incentivarvi sulla produttività e sulle presenze al lavoro. Ma ora mi sto rompendo il cazzo. L'azienda è mia e comando io e basta, chi non è d'accordo se ne andasse a fanculo e verrà anche ringraziato. Se l'organizzazione sindacale, che dovrebbe difendere i posti di lavoro, pensasse di comportarsi con me come con Alitalia, gli rammento che io mi chiamo Pellegrino e non Colaninno. Vi mando non solo a fanculo, vi caccio fuori a calci nel sedere e vi sputo pure in faccia. Spero di essere stato molto chiaro e conciso e non ho niente da dirvi su queste stronzate. Il periodo del terrore e delle minacce, cari signori, è finito da diverso tempo. Dovete pensare a lavorare e basta». Un eroe borghese. Prendo in prestito il titolo da una delle innumerevoli lagne in pellicola della sinistra cinematografara, perché per Rosario Pellegrino non esiste definizione migliore. Vessato dall'arroganza sindacale, come ci informa puntalmente il Corriere del Mezzogiorno, ha saputo reagire mandando all'aria il perbenismo cattocomunista: la lettera qui sopra, inviata alla Cgil, non ha precedenti e ha già provocato la dura reazione di una Confindustria impaurita e oramai omologata al sistema. Forza, Rosario!
lunedì 22 settembre 2008
Il libro nero dell'antirazzismo
sabato 20 settembre 2008
Nel quartiere dove il business porta la pace
giovedì 18 settembre 2008
Der Einzige und sein Eigentum
martedì 9 settembre 2008
giovedì 4 settembre 2008
lunedì 25 agosto 2008
giovedì 14 agosto 2008
Starve teh Coubertin
giovedì 7 agosto 2008
Sogno di una notte di mezza estate
giovedì 3 luglio 2008
Liberiamo i templi
"Privatizziamo la Valle dei templi". Le anime belle dello statalismo nostrano, i professionisti dell'antimafia, i voraci burocrati della cultura di regime stanno già alzando gli scudi. Ma non dobbiamo mollare. Per nessuna ragione al mondo.lunedì 30 giugno 2008
"Morirono bruciati in fabbrica, l'azienda chiede i danni ai familiari"
lunedì 9 giugno 2008
domenica 25 maggio 2008
Sette idee per liberare l'Italia
1. FISCO: IMPOSIZIONE REGRESSIVA
2. PRIVATIZZAZIONI: FOGNATURE, STRADE E FASCE COSTIERE
Si fa un gran parlare delle cosiddette esternalità delle imprese private. Taciuta è - da sempre - l'operazione inversa. Un recente rapporto sulle implicazioni di alcuni vincoli sindacali condotto dal Cato Institute che propone il caso di studio delle vacanze pagate.
Sembra un controsenso, qualsiasi bambino si chiederebbe per qual motivo bisognerebbe pagare una persona per andare al mare invece che lasciargli magari qualche lavoretto da fare - come giustamente la scuola sempre propone - come compito per le vacanze.
Le origini storiche di questa rivendicazione arrivano da lontano, fuori dalle fabbriche, oltre i mercati, nei paesaggi desolati e maltenuti degli svincoli autostradali, delle siepi ingiallite che segano l'orizzonte ai finestrini, dei bordi costellati di automezzi abbandonati, containers arrugginiti, muratori ubriachi. Al fanciullo italiano che si accinge alle tanto agognate - e vogliamo credere poichè siamo ottimisti, meritate- vacanze il paesaggio autostradale che può osservare nel tragitto dalla città alla villeggiatura potrebbe apparire più o meno in questo modo. Appena iniziate le vacanze, subito ci si scontra con evidenti ostacoli e noie, che non di rado sfociano in litigi aumentando i comportamenti devianti. Code, traffico, strutture inefficenti. Esistono ancora i bagni dove per pagare si mette la monetina sul piattino lo sapevate? Noi nel dubbio abbiamo chiesto la sorveglianza dei piattini, contro ogni tentativo di prelievo fiscale su di essi.
Questo è lo stato in cui riversa oggi il sistema delle reti di trasporto in Italia. Un trasporto inefficiente e di pessima qualità, che non può che influenzare negativamente la stessa merce trasportata.
Aggiungete a ciò il rovinoso stato delle fasce costiere italiane, delle spiagge pubbliche, libere ad ogni nefandezza nudista e criminalità e non all'iniziativa individuale, la totale assenza di strutture in questi contesti, magari legittimate in base a qualche legge promulgata dai nuovi marxisti-ambientalisti, e potrete facilmente comprendere come mai un lavoratore italiano chiede soldi al suo datore di lavoro per pagarsi queste vacanze oscene. Nessuno vuole investirci del proprio; e come dar loro torto?
Le autostrade italiane oggi danno l'impressione allo spettatore in vettura di un terreno in cui la modernità stenta ad imporsi, invecchiando seduta stante, cristallizzandosi in cantieri obsoleti e segnaletica scadente.
Anche gli autogrill, stimabile esempio di avanguardia dell'iniziativa individuale nel far west inesplorato e selvaggio delle autostrade pubbliche, stentano ad imporsi e gli incessanti pericoli a cui sono sottoposti non influiscono certo positivamente sulla qualità del servizio.
Un ambiente stradale favorevole all'attività economica è oggi più che mai una priorità assoluta del nostro paese.
Al monopolio dei politici che si spostano in elicotteri pagati dai nostri contributi noi rispondiamo: le strade sono di chi le percorre quotidianamente con la propria macchina, per lavoro e consumo.
Privatizzare le strade signfica garantire marciapiedi puliti dai proprietari delle case in Città e meno buche nel cemento in autostrada, argomento su cui Veltroni ha taciuto vergognosamente nell'ultima campagna elettorale. Una gestione razionale passa ancora una volta un'iniziativa privata che può migliorare la qualità del servizio, con l'irrinunciabile aiuto della tecnologia.
Quella del telepass, secondo un recente rapporto dell'ufficio sugli strumenti finanziari dell'OCSE si offre a molteplici applicazioni. Il telepass ha ormai realizzato appieno l'informatizzazione dei flussi di trasporto. Queste informazioni ci dicono - in tempo reale - molto sui flussi di trasporto e qualora il telepass venisse ricondotto a codici a barre più precisi, cosa che la cammera di commercio internazionale di Parigi si sta apprestando a realizzare, potremmo monitorare non solo chi trasporta, ma anche cosa trasporta.
Il telepass può quindi informarci sui flussi di merci trasportate. Aprire subito una borsa europea sui flussi autostradali è la nostra idea, proponendo subito un capitolo a parte per l'istituzione di futures sui livelli di traffico sul grande raccordo anulare di Roma. Rigettiamo ogni finanziamento statale, attraverso l'attività borsistica gli italiani possono scommettere sul traffico che ci sarà il dieci agosto sulla Torino-Savona e controllare in tal modo flussi di trasporto e partecipare in prima persona all realizzazione di un nuovo, migliore, sistema stradale.
Fare la cacca. Tirare l'acqua. Piccoli gesti quotidiani, dietro cui si nasconde un grande, immenso mondo di circolazione di prodotti, più o meno organici, che i disordinati e polverosi registri catastali sono soliti definire come "sistema fognario". In un mondo sempre più dinamico e soggetto a continue interdipendenze economiche e sociali però, questa definizione - approfittando della disinformazione e del senso comune - nasconde oggi agli italiani un signfiicato più profondo, rivoluzionario, che questo groviglio di tubi, città sotterranea, specchio metaforico della superficie, metà rifiutata, indubbiamente possiede: oggi le reti di risorse fognarie sono il più grande mercato mondiale inutilizzato.
Per farci un'idea dell'enorme quantità di materia prima e di come possa essere utilizzata per il bene dei cittadini basta volgere l'occhio all'estero: sfogliando il Melbourne Water Report* 2005 saltano all'occhio dati impressionanti. Melbourne produce giornalmente circa 925 milioni di litri di liquame, 130 dei quali tra le 8 e le 10 di mattina. Sembrerebbe paradossale ricordare in tale contesto il ben noto adagio "il mattino ha l'oro in bocca" ma proseguendo scopriremo che al contrario, citando un famoso libertario forse erroneamente poco incline alla prosperità ma sicuramente forte alleato nella battaglia contro le statocrazie e burocrazie di ogni genere, "dalla letame nascono i fiori". L'idea questa volta arriva dalla Norvegia, dove alcuni tecnici locali hanno messo a punto un sistema di refrigeramento in grado di produrre energia assorbendo il calore della materia organica presente nelle condotte**. Lo stato norvegese - sguinzagliando la Municipalità di Oslo - ha riconfermato la sua vocazione socialista, totalitaria e dirigista reclamando la proprietà pubblica dell'invenzione sottraendo ai tecnici il frutto del loro merito. Come moderni Galilei, soffocati dal passato ancora presente attorno a loro, i tecnici norvegesi hanno mostrato al mondo -nonostante l'esproprio subito- che - così come i rifiuti per i termovalorizzatori - anche le fogne sono un grande mercato energetico. Un grande mercato quindi, ancora inesploratoe pieno di potenziali sorprese per chi tra i più impavidi imprenditori dovesse avventurarcisi.
Questo aneddoto riassume in se stesso sfide ed ostacoli che oggi incontrano i nuovi processi di liberazione delle forze umane nell'economia. Da un lato il progresso tecnologico, tramite il merito di fidati gruppi di selezionati esperti, propone incessantemente nuovi modi per estendere il dominio della razionalità umana sulle cose, che ci permette oggi di godere di standard di vita che anche solo 50 anni fa ritenevamo inimmaginabili. Daltronde ciò rimane di fondamentale importanza, per quel che riguarda il caso specifico, sopratutto dal punto di vita alimentare. Dall'altra parte, forze conservatrici si oppongono a questo processo di liberazione. Sovranità statali eccessive, interventismi di ogni genere, comitati, movimenti NIMBY, ed un senso comune ahimè non ancora completamente fidelizzato ai benefici del libero mercato si oppongono alla realizazione di un mercato veramente, ma VERAMENTE libero.
Immaginatevi ogni fogna produrre energia per decine di migliaia di persone. Casa vostra riscaldata in questo modo, niente più bollette, solo sciacquoni. Questo è il paesaggio futuro immaginato dala nostra proposta.
Il monopolio statale e municipale in questo caso però è dietro l'angolo. Vogliono sfruttare le nostre feci per produrre energia da rivenderci (paradossale!) avendo anche l'accuratezza di specificare che l'operazione è a prezzo popolare.
Il liquame fognario e la sua capacità di produrre energia ci appartengono in quanto individui e l'energia che può scaturirne è nostra, non lasciamocela rubare. Privatizzare le reti di risorse fognarie significa collegare agli interessi di ciascuno una piccola parte di esse. Chi avrà l'accortezza di utilizzare i migliori materiali isolanti per disperdere il meno possibile il calore che vedrà riconvertito in energia gratuita per la propria abitazione? Non certo le ingombranti
e inefficienti forze pubbliche, ma ognuno di noi.
Questa è -ad oggi- la frontiera del federalismo energetico. Prendiamone coscienza.
*
http://tinyurl.com/5j9yxm
**
http://tinyurl.com/6zaodh
3. CASTA: RIDUZIONE DEL NUMERO DI PARLAMENTARI A 60 UNITA'.
Una camera con tre parlamentari per regione è sufficiente. Meno spese, lavoro più spedito.
4. SBUROCRATIZZAZIONE: UN'IMPRESA IN UN MINUTO
Basterà inviare una mail al Registro delle imprese on-line e attendere l'avvenuta ricezione. Non più di un minuto.
5. SICUREZZA: SI' ALLE POLIZIE PRIVATE.
Sussidiarietà nella tutela dell'ordine pubblico. Liberalizzazione e promozione delle agenzie di sicurezza e protezione private con licenza di uccidere nei casi previsti dalla legge. Il grande Rothbard ha dimostrato la superiorità del privato sul pubblico ("il cliente ha sempre ragione, a meno che a servirlo non sia lo Stato...senza dimenticare guardie private, compagnie di assicurazione ed investigatori privati che negli anni hanno già dimostrato la loro efficienza.")
6. IMMIGRAZIONE: CERTIFICATI PER GLI STRANIERI
Ogni cittadino - maschio bianco adulto - potrà disporre di un certifica
7. ABOLIZIONE DELL'OBBLIGO SCOLASTICO
Si fa un bel dire che oggi la scuola dev'essere sopratutto formazione e che deve premiare la capacità e l'iniziativa, ma per un reale cambiamento bisogna saper prendere coraggio, quel coraggio Chamberlainiano prima e Thatcheriano poi che vogliamo attualizzare nella nostra proposta.
Chi va a scuola lo fa investendo per il proprio futuro, e in onore a questo principio vogliamo che questa adesione sia libera, volontaria come gli scambi più puri, e non forzata come gli scambi ineguali a cui ci costringe il postino pubblico nello scaricarci lettere non rifiutabili davanti a casa, giusto per fare un esempio.
E' insopportabile per un giovane concorrente di oggi vedersi seguito da fannulloni, probabilmente già in partenza educati - probabilmente secondo i dettami ideologici e sindacali - a crescere sulle spalle degli altri, che copieranno i suoi compiti in classe, lo renderanno insicuro e probabilmente, e questo è ciò che più ci addolora e ci indigna come uomini, come individui e primariamente come ferrei e resistenti paladini liberali e democratici, lo prenderanno in giro. Se questi giocondi discoli vogliono entrare nella scuola saranno accolti e la scuola liberale porrà loro davanti un imperituro bivio: migliorare, crescere, o uscire dal gioco. Ma l'obbligo a farne parte risulta vilipendio a chi frequenta per libera volontà.
Vogliamo una scuola utilizzata da chi pensa a cosa fare per essa, magari diventando imprenditore e comprandola per poi accudire come solo un figlio sa fare con la propria madre, e non affollata di improbabili masse che chiedono alla scuola cosa questa può fare per loro. I burocrati saranno pronti ovviamente a regalare loro ogni sorta di spreco per garantirsi voti e consenso, ma non potranno mai donare loro l'indipendenza del vero scolaro, quello che a scuola ci va senza obbligo, per libertà, per conquistare il mondo.
sabato 24 maggio 2008
giovedì 22 maggio 2008
Pesi e misure
lunedì 19 maggio 2008
Excellent
Questo è un blog eccellente! Lo scrive Aioros, che inserisce Retropensiero Liberale nella cinquina dei blog più amati rispondendo a una catena che circola in questi giorni per la rete. Il suo è un bel blog liberale, peccato un po' troppo dirittista, concederebbe diritti al primo lamento di qualsiasi conventicola capricciosa ("la libertà non è accumulo di diritti" ammonisce Finkielkraut il Magno) - ma è giovane e avrà tempo per maturare. Tra qualche anno saprà riconoscere l'anima bella che rammollisce il suo autentico liberal-conservatorismo.
mercoledì 14 maggio 2008
"I panni sporchi si lavano in casa"
giovedì 8 maggio 2008
Marcelletti ministro
mercoledì 7 maggio 2008
Maestri
Se il franchising funziona nella moda, nell’arredamento e persino nei prodotti finanziari, perchè non dovrebbe funzionare nel sesso? E soprattutto in quello estremo, fatto di orge, frustate, lap dance nella vasca da bagno che assomiglia ad una piscina, con tanto di belle ragazze disponibili a far cose turche, purché lautamente retribuite? L’interrogativo, per il genio dei bordelli finito a San Vittore, è durato giusto lo spazio di tempo necessario a convincere un paio di immobiliaristi e a reclutare le“padrone di casa”. Il resto è stato un gioco da ragazzi. Di Vip, con la v maiuscola e i cognomi impronunciabili a meno di non incorrere in querele e con la v minuscola, ossia sconosciuti, ma con i portafogli gonfi di bigliettoni, ce ne sono a bizzeffe. E pure viziosi. Così il franchising del sesso ha cominciato a dare i suoi frutti a colpi di duemila euro a botta, alimentato dal passa parola e, soprattutto, dagli sms che i clienti hanno cominciato a scambiarsi. L’inizio delle indagini e anche, l’inizio della fine. La fine di un mondo fatto di erotismo senza confini e senza limiti. Con ammucchiate, gang bang, vibratori semplici e dop
pi, falli enormi, tanga commestibili, manette, fruste e catene. Nei bordelli all’ombra della Madonnina era lecito tutto e il contrario di tutto. Dipendeva solo dal prezzo. La “padrona” con la frusta poteva diventare schiava e subire. O viceversa. Magari con i libri di scuola sul comodino, con tesi da finire in borsetta, con l’agenda elettronica che suonava e suonava per avvertire che l’ora della lezione di anatomia (quella vera, che si studia all’università e non nell’alcova) stava per scattare. Già perchè, come d’abitudine ormai, tra le schiave padrone c’era un bel andirivieni di studentesse che adesso ammettono candidamente “di averlo fatto” per mantenersi agli studi. Belle ragazze, e anche di buona famiglia, con tanto di fidanzati tenuti magari a stecchetto. In attesa del matrimonio. Insomma, una storiaccia tutta sesso, soldi e perversioni. Roba per ricchi ma,permetteteci di dirlo, anche per malati. Gente da ieri senza casa di piacere. Che già ulula via sms, chiedendo aiuto ad amici e conoscenti. Pronti a tutto. Pagando, naturalmente.lunedì 5 maggio 2008
Onore ai nostri giovani
Ha fatto bene Fini - meritatamente terza carica dello Stato - ha ridimensionare la gravità dell'accaduto. Siamo stati tutti ragazzi e può capitare che la difesa dei veri valori in cui crediamo abbia conseguenze impreviste: bisogna essere in malafede per demonizzare giovani puliti ma inesperti - imparagonabili a certi loro coetanei, magari capelloni, che si drogano e bruciano le bandiere in piazza.
giovedì 1 maggio 2008
mercoledì 30 aprile 2008
giovedì 24 aprile 2008
mercoledì 23 aprile 2008
Democrazia diretta
martedì 22 aprile 2008
Sussidiarietà
sabato 19 aprile 2008
Lavoro e libertà
martedì 15 aprile 2008
E ora aboliamo il 25 aprile

lunedì 7 aprile 2008
domenica 6 aprile 2008
giovedì 31 gennaio 2008
martedì 29 gennaio 2008
Lentamente muore (di C. Mastella)
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.






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