"Nel 1983 la Gazzetta pubblica una sua intervista al brasiliano Zico, famosa stella del calcio mondiale: è uno scoop, perché Zico non ha mai concesso nessuna intervista a giornali italiani. Mosca spiega che gli è stato possibile grazie all'amicizia che lo lega al calciatore. Qualche tempo dopo Mosca è ospite al Processo del lunedì, trasmissione TV di Aldo Biscardi: anche Zico è in studio. Biscardi intrattiene Zico e gli chiede come è diventato amico di Mosca, al che il brasiliano risponde: “Questo signore io non lo conosco”.
La carriera di Maurizio Mosca alla Gazzetta dello Sport finisce in quel momento. Mosca è costretto a lasciare il giornale. In seguito (1990-91) Mosca affermerà di essere stato vittima di un "complotto" in quanto ritenuto "pericoloso" da alcuni personaggi del sistema calcistico nazionale."
Così riporta la pagina di Wikipedia dedicata a Maurizio. Un episodio di cui non eravamo a conoscenza, impressionante specie se letto in questi giorni, quando i guardiani della rivoluzione usano gli stessi metodi intimidatori contro Tommaso Debenedetti di Libero. Ecco di nuovo i moralisti della sinistra salottiera alzare il dito contro qualcosa che ignorano - il genere dell'intervista impossibile frequentato anche da Arbasino, Bene, Calvino e Manganelli, ma forse sarebbe meglio dire: la Letteratura tutta - inesorabili nell'insinuare chissà quale nefandezza per poter riaffermare ancora una volta il falso mito della loro superiorità antropologica. Non sappiamo come andrà a finire, quel che è certo è che Debenedetti potrà sempre riaffermare il proprio pensiero dalle colonne di Retropensiero Liberale.
1 commento:
Beh, lo sappiamo che il New Yorker è filocastrista. E in ogni caso in questi giorni l'Italia ha perso due personaggi di grande valore: uno faceva i processi in un'oretta, l'altro faceva arrestare i diffamatori in 4 minuti. Ce ne fossero!
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