giovedì 30 ottobre 2008

lunedì 27 ottobre 2008

Vogliamo i colonnelli

"No politica"

"Qui non si parla di politica": il cartello era affisso in molti bar e locali pubblici, chi faceva intrapresa nel settore ristorazione all'alba del New Deal Mussoliniano potrà confermarvelo. Dall'altra parte dell'Atlantico un altro socialista, Roosevelt, tentava strade analoghe alle nostre per uscire dalla Grande Depressione: il parallelo terminerà con la Costituzione collettivista del '48; mentre l'Italia vira ancor più a sinistra, Eisenhower orchestra il rinascimento americano. Ma questa è un'altra storia. Quello che ci preme ricordare è il clima di profonda dedizione al lavoro che quel cartello simboleggia: un paese che ha il dovere morale di risollevarsi e diventare grande non può permettersi di arenarsi nelle secche dell'ideologia. Al riparo da quelle chiacchiere che avveleneranno l'Europa dagli anni sessanta in poi, una generazione è cresciuta senza porsi inutili domande, pensando a procurare il pane per sé e la propria famiglia. Non si parlava di politica, come non si bestemmiava né si sputava per terra – per citare altri celebri cartelli – nei confortevoli bar tra le due guerre. Proprio quel clima ci è balzato in mente seguendo in tv l'incontro di football Italia – Montenegro. Come ha puntualmente fatto notare il cronista, sugli spalti è apparso uno striscione che recitava "NO POLITICA". Tutti dovranno riconoscere che quella dei supporter azzurri è una bella lezione liberale, una cristallina dichiarazione di pragmatismo . Uno splendido segnale, chiaro e diretto, senza inutili e ambigui giri di parole o pretese intellettuali, i cui significati vanno anche oltre la semplice risposta a coloro che hanno strumentalizzato e demonizzato i tifosi che durante Bulgaria - Italia, nel bene o nel male, hanno tentato di difendere l'onore della Patria: la dimostrazione che le scorie del '68 sono alle spalle e possiamo, pur tra mille problemi, guardare al futuro come lo si faceva settant'anni fa. Negli stessi giorni il commissario tecnico della nazionale Marcello Lippi diceva un no chiaro e inequivocabile alle sirene del progressismo buonista. "Ho detto ieri a Moni Ovadia che avrei partecipato a un dvd didattico per le scuole contro il razzismo in genere, non contro il nazismo: lui invece ha riferito che avrei dovuto interpretare letture di Primo Levi sulla Shoah o qualcosa di simile. In quaranta anni di carriera non ho mai preso posizione politicamente e non intendo farlo ora, il video io lo intendo in chiave antirazzista e basta". Anche solo dieci o vent'anni fa un rifiuto del genere sarebbe stato impensabile. La stampa demogratiga avrebbe fatto pesare la propria (im)moral suasion e il malcapitato avrebbe dovuto inchinarsi al dogma ebraico-torinese. C'è voluto un bel coraggio da parte del principale artefice della vittoria ai Mondiali di Germania 2006 per tirarsi fuori dall'ennesima trappola ordita dai professionisti dell'indignazione organizzata. Sapeva dove si sarebbe andati a parare: le solite storie trite e ritrite, con il solito punto di vista; ma perché, viene da chiedersi, accanto alla versione di Primo Levi non è mai possibile affiancare quella di un Pietrangelo Buttafuoco o un Marcello Veneziani? L'ostracismo verso certe culture è ancora forte, è evidente. I pacifinti pretendono l'omologazione di campioni nazionali come Lippi per avere pedine da muovere nel gioco della lottizzazione selvaggia: intruppare un allenatore di tale rango avrebbe rappresentato un trofeo non da poco in occasione dell'ennesimo teatrino della memoria finanziato con danaro pubblico.

Meglio così. Dai tempi di Vittorio Pozzo (allenatore della nazionale di Beppe Meazza detto il Balilla, che vinse in casa nel '34 e in Francia, sotto i fischi degli antitaliani, quattro anni dopo) a quelli di Marcello Lippi la ricetta per vincere i mondiali resta uguale: tanto duro lavoro e pochi spettacoli. E allora sì che i risultati arrivano. PO POPO PO PO POOOOO!

[Originariamente pubblicato su Giornalettismo il 21-10-2008]

mercoledì 22 ottobre 2008

Punk is conservative

"Dio benedica George W. Bush e Dio benedica l'America." Johnny Ramone

martedì 21 ottobre 2008

"No politica"

Perché il no di Lippi a Moni Ovadia è incoraggiante (e i tifosi hanno qualcosa da insegnarci): scopritelo su Giornalettismo.

lunedì 20 ottobre 2008

Polito is the new Saviano

Avrà vita dura il nuovo Rifo. Ma la partenza è col botto: affilatissimo editoriale di Pansa, intervista bomba a Camillo Ruini (alla faccia dei laicisti militanti), il brillante Giuliano Da Empoli e l'intelligente Guia Soncini. L'incazzatissimo foglio arancione darà filo da torcere ai potentati della sinistra massimalista e pacifinta.

sabato 18 ottobre 2008

L'arte di arrangiarsi

«Vendo rene e midollo». Disoccupato cerca soldi per tornare in Puglia. L'annuncio esposto all'ospedale Molinette di Torino. (fonte Corriere.it) Siamo incorreggibili noi italiani, veri maestri dell'arte di arrangiarsi: e chi ci ammazza? Come vedete gli animal spirits ci sono, peccato siano imbrigliati nei lacci e lacciuoli dell'asfissiante buonismo di stato e di sindacato. PS. Ho l'onore di annunciarvi che a breve le nostre eresie liberali troveranno ospitalità sul democratico Giornalettismo. Stay tuned!

venerdì 17 ottobre 2008

Épater les bobos

"Berlusconi: aiuti al settore auto in Europa? Nessuno scandalo" (fonte: Il Sole 24 ore). Ecco i liberisti dell'ultim'ora improvvisarsi puristi e gridare all'incoerenza - ogni occasione è buona per criticare. Friedmaniani ma non ideologici, diciamo sì all'intervento statale purché serio. Che i soldi vengano dati a coloro che li conoscono, non a chi non li ha mai maneggiati e potrebbe bruciarseli giocando alle corse dei cavalli.

mercoledì 15 ottobre 2008

martedì 14 ottobre 2008

Una modesta proposta

Si fa un gran parlare del peso delle cosidette imprese criminali in molte regioni italiane: la loro presenza strangolerebbe l'economia pulita, cioè quella benedetta dal moloch statale e dal morbo sindacale. Una Confindustria sempre più arrendevole ha addirittura minacciato di espellere colori i quali si decidano a pagare il pizzo. In verità se lo stato fosse più efficiente queste imprese non prospererebbero, il mercato le ha premiate e solo col mercato si potranno punire. Sembrerà quindi la solita bella eresia liberale, una speranza contro corrente, ma l'unico modo di risolvere i problemi dei cittadini sarebbe quella di un sostanzioso voucher con il quale imprese possono decidere a quale agenzia di sicurezza affidarsi. Molte risorse potrebbe arrivare dai tagli all'istruzione pubblica - non esiste miglior scuola della vita vera, come è noto. La rivalità tra le cosidette cosche garantirebbe il perseguimento della qualità, ed è facile prevedere che a rimetterci ci sarà la solita casta statale da sempre al riparo della concorrenza nell'erogazione dei servizi pubblici.

lunedì 13 ottobre 2008

Ci sarà un giudice a Berlino?

«Non è affatto vero che sia una norma ad personam per me, così come non lo era quella che ha riconosciuto il diritto alla riammissione in servizio dei dipendenti pubblici vittime di errori giudiziari, che è stata solo l'attuazione, dopo la bellezza di 55 anni, di un principio costituzionale». Corrado Carnevale, 78 anni, presidente di sezione in Cassazione, noto anche come il giudice "ammazzasentenze" e a lungo in contrasto con Giovanni Falcone, respinge con sdegno la tesi - sostenuta in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica - che sia stata fatta apposta per lui la norma approvata dal Senato con il via libera del governo (e ora al vaglio della Camera) che cancella la disposizione che impedisce ai magistrati di ricoprire incarichi di vertice se hanno superato i 75 anni. (fonte: Il Messaggero.it)

sabato 11 ottobre 2008

Ciao Jörg

Come in un film di Godard: solo in una macchina che corre per le autostrade, te ne sei andato. Addio anarchico conservatore, austroungarico amico del Veneto, cristiano secolarizzato, anticomunista integerrimo. Ci sarà tempo per far luce sulla reale dinamica dell'evento (Haider era tanto prudente nella guida quanto detestato dalla finanza marx-sionista). Ora è il momento del dolore.

venerdì 10 ottobre 2008

A cercar la bella morte

Ma cosa ne possono sapere la vecchia Europa, i nostri timidi banchieri del quartierino, i parvenu che piangono i pochi spiccioli persi - vedere qualche pezzente lagnarsi perché voleva solo difendere i propri fottuti risparmi "e non fare investimenti speculativi, no no no, è la banca cattiva che non mi ha spiegato bene" è una delle poche soddisfazioni di questi giorni - di questo terribile eppure inebriante momento del vero. Perché il bello del gioco è che si può vincere come perdere, si suda sul campo, si fa gol e qualche volta ci si rompe pure una gamba, mentre in keynesiani se ne stanno tranquilli in panchina. Non c'è tragedia né catarsi nella piccola morte dei pacchetti azionari di chi vive in qualche incubo solidaristico, nella pace sociale più o meno regolata dal moloch statale. E allora meglio ladri o falliti che socialdemocratici. Chi ha non ha assaggiato i succulenti tassi di rendimento prima della recessione non può capire che cosa sia la dolcezza del vivere.

giovedì 9 ottobre 2008

Vol à la portière

Come altrimenti definire il Nobel per la letteratura al terzomondista Le Clézio? Chissà se prima o poi a Stoccolma si accorgeranno di Oriana Fallaci.

venerdì 3 ottobre 2008

Il matrimonio di Lorna

Signore Iddio perdona loro, perché sono belgi e non sanno quello che fanno. Sono cresciuti nel paese dei turisti della democrazia, dei pederastri e dei cioccolatai; ora inondano la vecchia europa di storie deprimenti. In questi giorni hanno tratto in inganno centinaia di abituali consumatori di pellicole, spacciando un film che si presenta dal titolo come il seguito del celebre gioiello eternato dal black and white di Russ Meyer, regista dell'opulenza stelle e strisce e cantore della libera intrapresa, mentre in realtà è la solita lagna comunista, una bieca faccenda di albanesi e miseria dal retrogusto ideologico. Tutto in ciò in coincidenza con la campagna ordita dalla stampa italiana sull'ennesima emergenza "civile" preparata per sbattare l'antirazzista in prima pagina. Parlare ancora di antirazzismo nel 2008 significa essere ridotti al lumicino, e comunque, come testimoniano i dati dell'Istituto Franz Fanon, l'Italia non è un paese razzista. Semmai i giornalisti dovrebbero indagare sulle vere cause dell'immigrazione: l'Africa si è avviata verso il progresso, è sopratutto meta di turismo (si veda il miracolo Sharm el Sheik), e probabilmente tanta di questa gente viene fatta venire solo per ripopolare il sempre più scarso bacino elettorale di Veltroni e Cossutta. Where is your Report now?

mercoledì 1 ottobre 2008

La solitudine del Riformista

Festeggiamo e facciamo i nostri migliori auguri alla nuova versione del Riformista, in edicola tra poche settimane come ci informa il counter sulla homepage. L'arguto quotidiano fondato da Antonio Polito compie ormai sei anni ed è giusto rendere onore a un avversario implacabile però leale: i modelli di riferimento erano e rimangono lontani dai nostri, il marxismo si fa ancora sentire, ma il piccolo e combattivo foglio arancione rappresenta la sola sinistra con cui è possibile dialogare, l'unica parte di opposizione con la quale il confronto è produttivo. In sei anni di esistenza una salutare spina nel fianco, un pungolo continuo, spesso insidioso, per un centrodestra - tocca ammetterlo - non sempre all'altezza della situazione. Lunga vita al Riformista allora, alla sua satira urticante, alle sue analisi solide e spietate: ha dimostrato che si può essere laici senza essere laicisti, compassionevoli senza essere pacifinti e critici senza impugnare la p38. Scusate se è poco.